Riflessioni sugli ingredienti per costruire una comunità felice

L’attuale scarsità di risorse impone un ripensamento su come affrontare le sfide che ci attendono per il futuro delle nostre città, delle imprese, della sanità, della formazione e istruzione, dell’arte e della cultura.

Nel prossimo futuro si configureranno scenari istituzionali molto diversi da quelli attuali.

Esplorarli aiuta a capire quale paesaggio delle istituzioni e quale coreografia dei servizi sia possibile per costruire il domani delle comunità e dei territori.

Ho avuto il piacere di raccogliere le riflessioni condotte da un gruppo di cinque esperti in diverse discipline che hanno voluto aprire la strada con una serie di spunti di riflessione cercando di evidenziare esperienze, tendenze, aspettative sulle quali concentrare l’attenzione.

Building the Future

Ne è nata non solo una pubblicazione (Building the future. Condividere conoscenze per il futuro) che vorremmo essere la prima di una serie di quaderni che abbiamo intitolato Future Briefs – ma anche un gruppo di lavoro aperto a contributi più diversi, che desidera gettare dei semi di discussione per rendere da subito evidente quanto possa essere fertile la volontà di condividere conoscenze per immaginare e costruire futuro.

Gli interventi presentati in Building the future, sono stati per la prima volta discussi in pubblico in occasione del Convegno inter@PisaNormale_0azioni organizzato alla Scuola Normale Superiore di Pisa nel novembre 2015. Li abbiamo poi rivisti, commentati ed ampliati assieme agli autori (Andrea Gardini, Virginio Mori, Tanja Schelhaase, Fabrizio Braccini e Paolo Santinello) con ulteriori suggerimenti ed informazioni.

La domanda dalla quale siamo partiti è stata:

“Siamo disposti ad investire sul nostro territorio con l’aspettativa di un ritorno futuro a dieci, venti o trent’anni?”

 

Se concordiamo affermativamente sulla risposta, possiamo anche essere concordi sul fatto che il nostro investimento nasce dalla percezione di quel luogo come felice, un posto in cui quanto meno vale la pena di pensare il futuro.

Una volta concordato di voler investire sul futuro senza averne un ritorno immediato, dalle nostre esperienze, dalla riflessione comune, dai casi esaminati che abbiamo condiviso, abbiamo cercato di analizzare quelle che riteniamo le motivazioni che ci spingono a farlo.

E così abbiamo parlato assieme di salute e di slow medicine, di arte e buon tempo libero, di lavoro inteso come ragionevole aspettativa di stabilità e non come angoscia, di sapere e di formazione e soprattutto di comunità e territori che in tutto il mondo si stanno impegnando a disegnare il loro futuro. Questa capacità è importante perché anche se noi non cambiamo, intorno a noi le condizioni cambiano. Se non siamo capaci di immaginarci come andare nel futuro che vogliamo, mentre intorno mutano paesaggi, scenari, etiche, sentire, se non abbiamo la possibilità di comprendere – per lo meno di esplorare – quali possono essere i sentieri che ci si prospettano, allora rischiamo solo di tracciare una linea teorica, idealistica verso una direzione che non ci appartiene.

Leggete gli articoli o scaricate il N.#1 – Future Briefs

Future Briefs – #1 – Marzo-Aprile 2016 >>

 

 

 

 

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